Archivio Curio Mortari

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Paolo Zappa

Museo Grèvin: Curio Mortari

in "Due lire di novelle", 

20 giugno 1927, pp.517-518

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Per trovare Curio Mortari bisogna imbarcarsi per i mari australi e precisamente per l'isola di Ogo-Pogo, che si trova tra il 184° di lat. est e il 22° di long. sud.

I geografi che si ostinano a non segnare nelle carte geografiche l'isola di Ogo-Pogo, ma Arnaldo Cipolla, cha ha visitato la scorsa estate i mari australi, dice che essa sorge in uno specchio d'acqua che è battuto soltanto da una linea di piccolo cabotaggio ed è molto se un piroscafo in ciabatte, di 4000 tonnellate, sosta nel suo porto.

Tuttavia qui non manca né un albergo-grattacielo, nè un jazz di stile, nè il colore dorato che gi uomini e le cose rivestono sotto i mari del sud.

 

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Questo amore pei paesi lontani non esclude che Curio Mortari sia un italiano di razza e di tempra, e che abbia riportato sull'Isonzo tre ferite, combattendo tra le fanterie di assalto. E' suo l'aforisma: «Tutto ciò che si rinnova è italiano: soltanto il luogo comune è internazionale». Quindi le sue concezioni esotiche hanno precorso e coincidono oggi con un vigoroso movimento d'espansione della nostra razza.

Lo stato di servizio letterario di Curio Mortari risale nel tempo: nel 1912 coi Canti del nuovi goliardi precorse il movimento espressionista e quelo surrealista nel 1914, allo scoppiare della guerra, con Bella.

Nel 1913 abbandona un ricco fidanzamento per andare con una carovana di zingari dietro una bellissima rumena.

Poi la guerra.

Nel 1916 - durante un ozio in zona di guerra lancia nella «Guida sentimentale di Padova», plaquette oggi introvabile, la formula ironico-fantastica: «Novecento» e intuisce il jazz-band. Intermezzo guerresco: battaglia della Bainsizza: un anno d'ospedale con una bella gessatura fino al ventre, ed ecco Curio Mortari ricomparire nel giornalismo torinese.

Ma egli vi appare sotto diverse incarnazioni, cogli pseudonimi più strani. Prima di Lenci, nel 1919 s'innamora del tipo femminile torinese e lo stilizza, in alcuni romanzi brevi, collo pseudonimo di Manolo, nella tipica figura della midinette torinese. Abbandona quindi la deliziosa pupattola e si volge alla letteratura turistico-sportiva che non ha ancora in Francia rappresentanti come Montherlant e Paul morand. Crea il tipo della «mascotte» e scrive a puntate sopra un giornale «La Corsa dei 100 giorni». Fonda il «Club dei Pinguini». Collabora con Manca al Pasquino. Lavora sulla dinamite messa dai sovversivi in tipografia. Lancia un altro volume di versi: «La moglie di Don Giovanni». Prima di «Le tombeau sous l'Arc de Triomphe» scrive il suo «Soldato Sconosciuto», sogno d'un giovane fante italiano, che i capocomici imboscatissimi si rifiutano di rappresentare.

Di quando in quando un'avventura con donne di grande stile o un reportage nel mondo degli apaches, una corsa al Circolo Polare Artico o una crociera ad Honolulu lo tolgon  misteriosamente a Torino. Riappare poi nella Stampa, ove si fa notare coi suoi articoli di colore.

Sempre povero ma sempre «snob», egli lascia spesso la Fortuna, che le sue idee-sirene hanno lusingato, in mano d'altri.

Nel 1926, coi proventi della sua opera letteraria, riesce ad acquistarsi finalmente, nei mari Australi, l'isola di Ogo-Pogo, che annette all'Italia e di cui si proclama Re tributario.

Arnaldo Cipolla, in una delle sue corrispondenze alla Stampa, narra un'interessante particolare sui costumi degli indigeni di Ogo-Pogo.

Laggiù, quando un uomo va a visitare una donna, pianta la propria lancia davanti alla dimora di colei che ha voluto onorare della sua visita.

E per tutto il tempo che la lancia resta piantata, il marito non ha il diritto di entrare in casa. De resto, è un grande onore che gli si fa: deve esserne lusingato.

Da noi, si lamenta Cipolla, molti mariti hanno quest'onore, ma non c'è l'uso nella lancia, che Mortari saggiamente ha diffuso fra i suoi fedeli sudditi, per evitare il succedersi di deplorevoli tragedie.

Nella reggia di Mortari, sempre secondo il Cipolla, ci sono molte donne di meravigliosa bellezza, fra cui una bellissima mora con un orecchino al naso: ma nessuna favorita. In compenso c'è uno spettacoloso grammofono, creato espressamente per lui da padre Edison, e i cui dischi gli vengono inviati ogni settimana da Salembert e da Francis Day i grandi editori di jazz.

 

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Da Ogo-Pogo, Mortari scende sovente a Torino.

Il suo profilo glabro e regolare d'un imperatore romano della decadenza, è conosciutissimo. I suoi vestiti sono celebri per la loro eleganza ed egli sa come mirabilmente mettere in valore la bianchezza dei suoi polsini e dei suoi denti.

Il monocolo, sotto l'arcata dell'occhio destro, aggiunge un cachet d'aristocrazia al suo volto.

Un'altra fantasia presiede alla scelta dei suoi bottoni, delle sue cravatte. L'anello di platino che porta al dito ha incastonato un rubino e la spilla alla cravatta, uno smeraldo: rubino e smeraldo sono due pietre simboliche. Il primo richiama il colore sanguigno dei tramonti tropicali e il secondo, quello delle onde dei mari Australi.

Parla con posata stanchezza e lontano da Ogo-Pogo, vede la vita e l'amore sotto il raggio ultra-violetto del pessimismo.

 

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Quando parla con le donne, il suo volto sa assumere un'impronta di malinconia ad ottimo effetto. Si dice che trentatre mila donne abbiano varcata la porta della sua garçonnière. Ma, oramai, dopo un tremendo intermezzo passionale, durante il quale conquista, adora e perde una deliziosa, piccola principessa dell'Est, esiliata, che si spegne uccisa dalla tisi, egli si dedica tutto al rinnovamento della letteratura italiana con la formula «Sud»; poichè l'Italia

è, per lui, è il simbolo di tutte le grandi civiltà, le quali non sono che meridionali. Quindi, calore, colore, donne, ananassi e avventure tropicali e oceaniche in maniche di camicia e Knick-bokers.

 

P. F. Zappa

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